- ValerioLover Member
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Il Giappone si trova di fronte a una delle catastrofi naturali peggiori della sua storia. Alle preoccupazioni legate alle conseguenze dello Tsunami nelle regioni nord-orientali del paese, si aggiunge il timore che le fughe radioattive possano provocare danni di ampia portata alla salute delle persone e all’ambiente. Tuttavia, nonostante le devastanti immagini che riceviamo ogni giorno dall’area colpita riportino alla mente le scene di distruzione che abbiamo visto in occasione di altre catastrofi simili (Haiti, Pakistan, Tsunami), nel caso del Giappone stiamo assistendo ad una risposta che si basa in maniera decisiva sulle risorse locali.
Il Giappone, terza economia al mondo e primo paese nella preparazione e prevenzione ai disastri naturali, ha infatti saputo mettere in campo una capacità di risposta che non ha paragoni a livello globale. Il Primo Ministro ha immediatamente istituito una cabina di regia per coordinare tutte le attività di soccorso, che vengono svolte prevalentemente grazie al sostegno delle forze armate nazionali, dei volontari della Croce Rossa giapponese e dei comitati di cittadini presenti sul territorio. Le stesse Nazioni Unite non hanno ricevuto alcuna richiesta di assistenza e, a fronte della verificata capacità locale, hanno ritenuto inopportuno la mobilitazione del sistema umanitario internazionale nel suo complesso (agenzie ONU, ONG, governi esteri). Solo alcune offerte di assistenza di tipo tecnico – squadre di Search and Rescue ed esperti nucleari – sono state richieste e accolte dalle autorità nipponiche. A conferma di questa impostazione operativa, il governo giapponese ha solo oggi autorizzato le proprie ambasciate all’estero a ricevere donazioni di privati cittadini, riaffermando così la volontà di proseguire in una gestione diretta dei soccorsi.
Si tratta quindi di una risposta governativa e locale, in sintonia con quello che le stesse organizzazioni umanitarie ritengono essere il modello più adeguato a rispondere ad un’emergenza. Purtroppo questo sistema non risulta facilmente applicabile a quei contesti che risentono di una debolezza cronica a livello di infrastrutture, condizioni socio-economiche e capacità delle autorità locali, come evidenziato in termini assolutamente drammatici nel caso del terremoto di Haiti.
La scelta di AGIRE di non lanciare un appello di emergenza si inserisce in questa logica. Laddove possibile, il sistema umanitario internazionale deve intervenire in modo complementare e sussidiario a coprire le mancanze della risposta locale. Solo in quei contesti in cui sia verificata l’incapacità delle risorse locali ad intervenire, le organizzazioni internazionali svolgono un ruolo di reale valore aggiunto. Evidentemente questo non implica che tutti i bisogni umanitari in Giappone siano al momento soddisfatti: le dimensioni della catastrofe sono tali da rendere purtroppo estremamente complesso l’intervento anche per un governo così attrezzato come quello giapponese.
Le ONG di AGIRE hanno una storia consolidata di intervento in situazioni di emergenza nei paesi non industrializzati, dove alle condizioni strutturali di povertà e debolezza delle infrastrutture si somma la pressoché totale assenza di un sistema locale di risposta. Quello messo in campo dalle autorità giapponesi ci ha convinti che un nostro appello di emergenza rivolto al pubblico italiano potesse non essere la risposta più efficiente ai bisogni della popolazione locale. Questa scelta è stata tuttavia il frutto di un dibattito interno non facile: di fronte alle immagini che arrivano dal Giappone, abbiamo avuto tutti la forte tentazione di esserci comunque e dare il nostro contributo. Proprio qui risiede uno dei veri dilemmi dell’azione umanitaria: sapersi confrontare con le situazioni per individuare le misure più efficaci per intervenire a sostegno di chi ha bisogno, a volte sacrificando la naturale propensione ad intervenire in modo diretto.
Esclusa l’ipotesi della mobilitazione su vasta scala da parte delle ONG associate ad AGIRE, abbiamo invece considerato più opportuno sostenere l’intervento di Save the Children, una nostra associata che, al pari di altre grandi famiglie umanitarie internazionali, sta supportando un programma di protezione all’infanzia condotto dalla sezione giapponese dell’organizzazione. In questo modo abbiamo ritenuto di dare il nostro contributo, manifestando la nostra solidarietà e vicinanza alla coraggiosa popolazione giapponese colpita da una tragedia di dimensioni incredibili.
Per donare o aiutare il giappone potrete farlo online da questo sito: http://www.agire.it
Il Giappone, terza economia al mondo e primo paese nella preparazione e prevenzione ai disastri naturali, ha infatti saputo mettere in campo una capacità di risposta che non ha paragoni a livello globale. Il Primo Ministro ha immediatamente istituito una cabina di regia per coordinare tutte le attività di soccorso, che vengono svolte prevalentemente grazie al sostegno delle forze armate nazionali, dei volontari della Croce Rossa giapponese e dei comitati di cittadini presenti sul territorio. Le stesse Nazioni Unite non hanno ricevuto alcuna richiesta di assistenza e, a fronte della verificata capacità locale, hanno ritenuto inopportuno la mobilitazione del sistema umanitario internazionale nel suo complesso (agenzie ONU, ONG, governi esteri). Solo alcune offerte di assistenza di tipo tecnico – squadre di Search and Rescue ed esperti nucleari – sono state richieste e accolte dalle autorità nipponiche. A conferma di questa impostazione operativa, il governo giapponese ha solo oggi autorizzato le proprie ambasciate all’estero a ricevere donazioni di privati cittadini, riaffermando così la volontà di proseguire in una gestione diretta dei soccorsi.
Si tratta quindi di una risposta governativa e locale, in sintonia con quello che le stesse organizzazioni umanitarie ritengono essere il modello più adeguato a rispondere ad un’emergenza. Purtroppo questo sistema non risulta facilmente applicabile a quei contesti che risentono di una debolezza cronica a livello di infrastrutture, condizioni socio-economiche e capacità delle autorità locali, come evidenziato in termini assolutamente drammatici nel caso del terremoto di Haiti.
La scelta di AGIRE di non lanciare un appello di emergenza si inserisce in questa logica. Laddove possibile, il sistema umanitario internazionale deve intervenire in modo complementare e sussidiario a coprire le mancanze della risposta locale. Solo in quei contesti in cui sia verificata l’incapacità delle risorse locali ad intervenire, le organizzazioni internazionali svolgono un ruolo di reale valore aggiunto. Evidentemente questo non implica che tutti i bisogni umanitari in Giappone siano al momento soddisfatti: le dimensioni della catastrofe sono tali da rendere purtroppo estremamente complesso l’intervento anche per un governo così attrezzato come quello giapponese.
Le ONG di AGIRE hanno una storia consolidata di intervento in situazioni di emergenza nei paesi non industrializzati, dove alle condizioni strutturali di povertà e debolezza delle infrastrutture si somma la pressoché totale assenza di un sistema locale di risposta. Quello messo in campo dalle autorità giapponesi ci ha convinti che un nostro appello di emergenza rivolto al pubblico italiano potesse non essere la risposta più efficiente ai bisogni della popolazione locale. Questa scelta è stata tuttavia il frutto di un dibattito interno non facile: di fronte alle immagini che arrivano dal Giappone, abbiamo avuto tutti la forte tentazione di esserci comunque e dare il nostro contributo. Proprio qui risiede uno dei veri dilemmi dell’azione umanitaria: sapersi confrontare con le situazioni per individuare le misure più efficaci per intervenire a sostegno di chi ha bisogno, a volte sacrificando la naturale propensione ad intervenire in modo diretto.
Esclusa l’ipotesi della mobilitazione su vasta scala da parte delle ONG associate ad AGIRE, abbiamo invece considerato più opportuno sostenere l’intervento di Save the Children, una nostra associata che, al pari di altre grandi famiglie umanitarie internazionali, sta supportando un programma di protezione all’infanzia condotto dalla sezione giapponese dell’organizzazione. In questo modo abbiamo ritenuto di dare il nostro contributo, manifestando la nostra solidarietà e vicinanza alla coraggiosa popolazione giapponese colpita da una tragedia di dimensioni incredibili.
Per donare o aiutare il giappone potrete farlo online da questo sito: http://www.agire.it
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