- SpaccaLover Member
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Truffa facebook
Ven Set 10 2010, 06:56
Ricevo ed inoltro un interessante articolo su Facebook. L'articolo e' stato pubblicato dal Guardian, noto giornale inglese http://www.guardian.co.uk/technology/2008/jan/14/facebook e tradotto in italiano sul sito www.comedonchisciotte.org. Sotto segue la traduzione in italiano. In sintesi:
1)FaceBook vende le informazioni che ottiene gratis dagli utenti
2)tra i finaziatori di Facebook ci sia In-Q-Tel, l'azienda di venture capital della CIA.
Qui sotto la traduzione dell'articolo e le istruzioni per invalidare il proprio account da FaceBook. Invalidare, perchè può essere disattivato (="congelato") ma non esiste un modo per rimuoverlo o cancellare i tuoi dati. In questo modo nessun utente potrà mai più vedere i tuoi dati, che però rimangono comunque disponibili ai proprietari di Facebook.
"CON AMICI COME QUESTI"
DI TOM HODGKINSON
The Guardian
Facebook ha 59 milioni di utenti - e due milioni di nuovi iscritti
ogni settimana. Ma tra questi non troverete Tom Hodgkinson che
rilascia volontariamente i propri dati personali; non ora che conosce
la politica delle persone che stanno dietro questo sito di social
networking.
Io disprezzo Facebook. Questa azienda statunitense di enorme successo
si descrive come «un servizio che ti mette in contatto con la gente
che ti sta intorno». Ma fermiamoci un attimo. Perché mai avrei bisogno
di un computer per mettermi in contatto con la gente che mi sta
intorno? Perché le mie relazioni sociali debbono essere mediate dalla
fantasia di un manipolo di smanettoni informatici in California? Che
ha di male il baretto?
E poi, Facebook mette davvero in contatto la gente? Non è vero invece
che ci separa l'uno dall'altro, dal momento che invece di fare
qualcosa di piacevole come mangiare, parlare, ballare e bere coi miei
amici, mando loro soltanto dei messaggini sgrammaticati e foto
divertenti nel ciberspazio, inchiodato alla scrivania? Un mio amico
poco tempo fa mi ha detto di aver trascorso un sabato notte a casa da
solo su Facebook, bevendo seduto alla sua scrivania. Che immagine
deprimente. Altro che mettere in contatto la gente, Facebook ci isola,
fermi nel posto di lavoro.
Per di più, Facebook fa leva, per così dire, sulla nostra vanità e
autostima. Se carico una mia foto che ritrae il mio profilo migliore,
e assieme metto una lista delle cose che mi piacciono, posso costruire
una rappresentazione artificiale di me stesso, con lo scopo di essere
sessualmente attraente e di guadagnarmi l'altrui approvazione. («Mi
piace Facebook», mi ha detto un altro amico. «Mi ha fatto trombare»).
Incoraggia inoltre una inquietante competitività intorno all'amicizia:
sembra che nell'amicizia oggi conti la quantità, e la qualità non sia
affatto considerata. Più amici hai, meglio sei. Sei "popolare", nel
senso che i liceali statunitensi amano tanto. A riprova di ciò sta la
copertina della nuova rivista su Facebook dell'editore Dennis
Publishing: «Come raddoppiare la tua lista di amici».
Sembra, però, che io sia piuttosto solo nella mia ostilità. Mentre
scriviamo, Facebook sostiene di avere 59 milioni di utenti attivi,
compresi 7 milioni dal Regno Unito, la terza nazione per numero di
clienti dopo gli Usa e il Canada. Cinquantanove milioni di babbei, che
hanno dato tutti volontariamente le informazioni della propria carta
d'identità e le proprie scelte di consumatore a un'azienda
statunitense che non conoscono. Due milioni di persone si iscrivono
ogni settimana. Se proseguirà all'attuale volume di crescita, Facebook
supererà i 200 milioni di utenti attivi nello stesso periodo dell'anno
prossimo. E personalmente prevedo che, anzi, il suo volume di crescita
subirà un'accelerazione nei mesi venturi. Come ha dichiarato il
portavoce di Facebook Chris Hughes: «[Facebook] ha raggiunto una tale
integrazione che è difficile sbarazzarsene».
Tutto ciò sarebbe sufficiente a farmi rifiutare Facebook per sempre.
Ma ci sono altre ragioni per odiarlo. Molte altre ragioni.
Facebook è un progetto ben foraggiato, e le persone che stanno dietro
il finanziamento, un gruppo di capitalisti "di rischio" della Silicon
Valley, hanno un'ideologia ben congegnata che sperano di diffondere in
tutto il mondo. Facebook è una delle manifestazioni di questa
ideologia. Come Paypal prima di esso, è un esperimento sociale,
un'espressione di un particolare tipo di liberalismo neoconservatore.
Su Facebook puoi essere libero di essere chi vuoi, a patto che non ti
dia fastidio essere bombardato da pubblicità delle marche più famose
al mondo. Come con Paypal, i confini nazionali sono una cosa ormai
obsoleta.
Malgrado il progetto sia stato concepito inizialmente dalla star da
copertina Mark Zuckerberg, il vero volto che sta dietro Facebook è il
quarantenne venture capitalist della Silicon Valley e filosofo
"futurista" Peter Thiel. Ci sono soltanto tre consiglieri di
amministrazione per Facebook, e sono Thiel, Zuckerberg e un terzo
investitore che si chiama Jim Breyer, che proviene da un'azienda di
venture capital, la Accel Partners (di lui parleremo più avanti).
Thiel investì 500 mila dollari in Facebook quando gli studenti di
Harvard Zuckerberg, Chris Hughes e Dustin Moskowitz lo incontrarono a
San Francisco nel giugno del 2004, non appena fecero partire il sito.
Thiel, secondo la stampa, oggi possiede il 7 per cento di Facebook,
quota che, secondo l'attuale stima del valore dell'azienda di 15
miliardi di dollari, vale più di un miliardo. Chi siano esattamente i
cofondatori originali di Facebook è controverso, ma chiunque siano,
Zuckerberg è l'unico rimasto nel consiglio d'amministrazione, malgrado
Hughes e Moskowitz lavorino ancora per l'azienda.
Thiel è considerato da molti nella Silicon Valley e nel mondo del
venture capital a stelle e strisce come un genio del liberismo. È il
cofondatore e amministratore delegato del sistema bancario virtuale
Paypal, che vendette a Ebay per un miliardo e mezzo di dollari,
tenendo per sé 55 milioni. Gestisce anche un hedge fund da 3 miliardi
di euro, il Clarium Capital Management, e un fondo di venture capital,
Founders Fund. La rivista Bloomberg Markets l'ha recentemente
descritto come «uno dei manager di hedge fund più di successo del
paese». Ha fatto i soldi scommettendo sul rialzo del prezzo del
petrolio e azzeccando la previsione che il dollaro si sarebbe
indebolito. Lui e i suoi straricchi compagni della Silicon Valley sono
stati recentemente etichettati come "La mafia di Paypal" dalla rivista
Fortune, il cui cronista ha notato anche che Thiel ha un maggiordomo
in livrea e una supercar della McLaren da 500 mila dollari. Thiel è
anche un campione di scacchi ed ama la competizione. Si dice che una
volta dopo aver perso una partita, in un accesso d'ira, abbia gettato
a terra tutte le pedine. E non si scusa per la sua iper-competitività:
«Un buon perdente resta sempre un perdente».
Ma Thiel è più di un semplice capitalista scaltro e avido. Infatti è
anche un filosofo "futurista" e un attivista neocon. Filosofo laureato
a Stanford, nel 1998 fu tra gli autori del libro The Diversity Myth
[Il Mito della Diversità, ndt], un attacco dettagliato all'ideologia
multiculturalista e liberal che dominava Stanford. In questo libro
sosteneva che la "multicultura" portava con sé una diminuzione delle
libertà personali. Da studente di Stanford, Thiel fondò un giornale
destrorso, che esiste ancora, la Stanford Review, il cui motto è Fiat
Lux ("Sia la luce"). Thiel è membro di TheVanguard.org, un gruppo di
pressione neoconservatore basato su internet, nato per attaccare
MoveOn.org, gruppo di pressione liberal attivo sul web. Thiel si
dichiara «estremamente libertario».
TheVanguard è gestito da un certo Rod D. Martin, capitalista-filosofo
molto ammirato da Thiel. Sul sito, Thiel dice: «Rod è una delle menti
di spicco nel nostro paese per quanto riguarda la creazione di nuove e
necessarie idee sulle politiche pubbliche. Ha una comprensione
dell'America più completa di quella che hanno della propria azienda
molti amministratori delegati».
Il piccolo assaggio che segue, preso dal loro sito, vi darà l'idea
della loro visione del mondo: «TheVanguard.org è una comunità online
che crede nei valori conservatori, nel libero mercato e nella
limitazione del governo come gli strumenti migliori per portare
speranza e opportunità sempre maggiori per tutti, specie per i più
poveri fra noi». Il loro scopo è quello di promuovere linee politiche
che «diano nuova forma all'America e al mondo intero». TheVanguard
descrive le proprie politiche come «reaganiane-thatcheriane». Il
messaggio del presidente recita così: «Oggi daremo a MoveOn [il sito
liberal], a Hillary e ai media di sinistra una lezione che non si
aspetterebbero mai».
Non ci sono dubbi sulle idee politiche di Thiel. Ma qual è la sua
filosofia? Sono andato ad ascoltarmi, in un podcast, un discorso di
Thiel circa le sue idee sul futuro. La sua filosofia, in breve, è
questa: fin dal XVII secolo, alcuni pensatori illuminati hanno
strappato il mondo dalla sua antiquata vita legata alla natura - e qui
cita la famosa descrizione fatta da Thomas Hobbes della vita come
«meschina, brutale e breve» - per portarlo verso un nuovo mondo
virtuale nel quale la natura è conquistata. Il valore è ora assegnato
alle cose immaginarie. Thiel afferma che PayPal è nato proprio da
questa credenza: che si possa trovare valore non in oggetti concreti
fatti da mano d'uomo, ma in relazioni fra esseri umani. Paypal è un
modo di spostare denaro in giro per il mondo senza limitazioni.
Bloomberg Markets la pone così: «Per Thiel, PayPal significa libertà:
permetterebbe alla gente di scansare i controlli sulla valuta e
spostare denaro in giro per il mondo».
Chiaramente, Facebook è un altro esperimento iper-capitalista: si
possono ricavare soldi dall'amicizia? Si possono creare comunità
libere dai confini nazionali, e poi vendere loro Coca Cola? Facebook
non è per niente creativo. Non produce assolutamente nulla. Tutto
quello che fa è mediare relazioni che si sarebbero allacciate in ogni
caso.
Il mentore filosofico di Thiel è un certo René Girard dell'università
di Stanford, ideatore di una teoria del comportamento umano chiamata
"desiderio mimetico". Girard ritiene che le persone siano
essenzialmente come pecore e si imitino l'una con l'altra senza
pensarci troppo su. La teoria sembra essere provata anche nel caso dei
mondi virtuali di Thiel: l'oggetto desiderato è irrilevante; è
sufficiente soltanto che gli esseri umani abbiamo la tendenza a
muoversi in greggi. Da qui derivano le bolle finanziarie. Da qui
deriva l'enorme popolarità di Facebook. Girard è un habitué delle
serate intellettuali di Thiel. Tra l'altro, una cosa che non potrete
trovare nella filosofia di Thiel sono gli antiquati concetti che
appartengono al mondo reale, come Arte, Bellezza, Amore, Piacere e
Verità.
Internet è un'immensa attrattiva per i neocon come Thiel, perché
promette, in un certo senso, libertà nelle relazioni umane e negli
affari, libertà dalle noiose leggi nazionali, dai confini nazionali e
da altre cose di questo genere. Internet apre un mondo di espansione
per il libero mercato e per il laissez-faire. Thiel sembra approvare
anche i paradisi fiscali offshore, e sostiene che il 40 per cento
della ricchezza mondiale si trova in posti come Vanuatu, le isole
Cayman, Monaco e le Barbados. Penso sia giusto dire che Thiel, come
Rupert Murdoch, è contrario alle tasse. Gli piace anche la
globalizzazione della cultura digitale, perché rende quasi
inattaccabili i padroni delle banche: «I lavoratori non possono fare
una rivoluzione per impossessarsi di una banca, se quella banca ha
sede a Vanuatu», dice.
Se la vita del passato era meschina, brutale e breve, Thiel vuole
rendere la vita del futuro molto più lunga, investendo a questo fine
in un'azienda che esplora tecnologie per allungare la vita. Ha
promesso tre milioni e mezzo di sterline a un gerontologo di
Cambridge, Aubrey de Grey, che sta cercando la chiave
dell'immortalità. Thiel è anche membro del collegio dei consulenti di
qualcosa come il Singularity Institute for Artificial Intelligence.
Nel suo fantastico sito internet, si trovano le seguenti parole: «La
Singularity è la creazione tecnologica di un'intelligenza superiore a
quella umana. Ci sono parecchie tecnologie [...] che vanno in questa
direzione [...] l'Intelligenza Artificiale [...] interfacce che
collegano direttamente computer e cervello [...] ingegneria genetica
[...] differenti tecnologie che, se raggiungessero una certa soglia di
complessità, permetterebbero la creazione di un'intelligenza superiore
a quella umana».
Per sua stessa ammissione, quindi, Thiel sta cercando di distruggere
il mondo reale, da lui chiamato anche "natura", e di installare al suo
posto un mondo virtuale. Ed è in questo contesto che dobbiamo vedere
il successo di Facebook. Facebook è un esperimento volto
deliberatamente alla manipolazione mondiale, e Thiel è un brillante
personaggio del pantheon neoconservatore con un debole per incredibili
fantasie "tecno-utopiche". E io non voglio aiutarlo a diventare più
ricco.
Il terzo membro del consiglio di amministrazione di Facebook è Jim
Breyer. È parte della ditta di venture capital Accel Partners, che ha
messo 12 milioni e 700 mila dollari per il progetto Facebook
nell'aprile 2005. Oltre a essere membro di questi giganti
statunitensi, della stessa caratura di Wal-Mart e Marvel
Entertainment, è anche ex presidente della National Venture Capital
Association (NVCA). Sono queste le persone che hanno successo in
America, perché investono in nuovi e giovani talenti, come Zuckerberg.
La più recente raccolta di finanziamenti di Facebook fu portata avanti
da un'azienda, la Greylock Venture Capital, che fornì 27 milioni 500
mila dollari. Uno dei più vecchi soci di Greylock è Howard Cox, altro
ex presidente della NVCA, e membro del CdA di In-Q-Tel. Che cos'è
In-Q-Tel? Beh, che ci crediate o no (andatevi a vedere il suo sito), è
la costola della Cia nel capitale di rischio. Dopo l'Undici Settembre,
la comunità dei servizi segreti Usa divenne così entusiasta delle
possibilità della nuova tecnologia e delle innovazioni del settore
privato, che nel 1999 costituì il proprio fondo di capitale di
rischio, l'In-Q-Tel, che «identifica e collabora con le aziende che
sviluppano tecnologie all'avanguardia, per aiutare a rilasciare questi
ritrovati alla Central Intelligence Agency e alla più vasta US
Intelligence Community (IC) al fine di promuovere la loro missione»*.
Il dipartimento della difesa statunitense e la Cia amano la tecnologia
perché rende lo spionaggio più facile. «Abbiamo bisogno di trovare
nuovi modi per dissuadere i nuovi avversari», disse nel 2003 il
segretario della Difesa Donald Rumsfeld. «Dobbiamo fare il salto
nell'era dell'informatica, che costituisce le fondamenta essenziali
dei nostri sforzi di cambiamento». Il primo presidente di In-Q-Tel fu
Gilman Louie, che sedette nel CdA di NVCA assieme a Breyer. Un'altra
figura chiave nel team di In-Q-Tel è Anita K. Jones, ex direttrice
della sezione ricerca e ingegneria del dipartimento della Difesa, e,
assieme a Breyer, membro del CdA di BBN Technologies. Quando abbandonò
il dipartimento della Difesa, il senatore Chuck Robb le fece questo
omaggio: «Lei ha unito tecnologia e comunità militari operative per
dare vita a piani dettagliati con il fine di sostenere il dominio Usa
sui campi di battaglia del prossimo secolo».
Ora, anche se non si accetta l'idea che Facebook sia una specie di
estensione del programma imperialistico statunitense incrociata con
uno strumento per raccogliere immense quantità d'informazioni, non si
può in nessun modo negare che, come affare, sia davvero geniale.
Qualche smanettone online ha fatto intendere che la sua valutazione di
15 miliardi di dollari sia eccessiva, ma io direi semmai che è troppo
contenuta. La sua grandezza dà le vertigini, e il potenziale di
crescita è virtualmente infinito. «Vogliamo che tutti siano in grado
di usare Facebook», dice l'impersonale voce del Grande Fratello sul
sito. E penso proprio che lo faranno. È l'enorme potenziale di
Facebook che spinse Microsoft a comprarne l'1,6 per cento per 240
milioni di dollari. Recentemente circolano voci secondo cui un
investitore asiatico, Lee Ka-Shing, il nono uomo più ricco della
terra, abbia comprato lo 0,4 per cento di Facebook per 60 milioni di
dollari.
I creatori del sito non fanno altro che giocherellare col programma.
In genere, stanno seduti con le mani in mano a guardare milioni di
"drogati" di Facebook fornire di spontanea volontà i dettagli della
loro carta d'identità, le loro foto e la lista dei loro oggetti di
consumo preferiti. Ricevuto questo smisurato database di esseri umani,
Facebook vende semplicemente le informazioni agli inserzionisti, o,
come ha detto Zuckerberg in uno degli ultimi post sul blog, «cerca di
aiutare le persone a condividere informazioni con i loro amici
riguardo alle cose che fanno sul web». Ed è infatti proprio ciò che
accade. Il 6 novembre dello scorso anno, Facebook annunciò che 12
marchi mondiali erano saliti a bordo. Tra essi, c'erano Coca Cola,
Blockbuster, Verizon, Sony Pictures e Condé Nast. Ben allenati in
stronzate da marketing di altissimo livello, i loro rappresentanti
gongolavano con commenti come questo:
«Con Facebook Ads, i nostri marchi possono diventare parte del modo di
comunicare e interagire degli utenti su Facebook», disse Carol Kruse
vicepresidente della sezione marketing interattivo globale, gruppo
Coca Cola.
«È un modo innovativo di far nascere e crescere relazioni con milioni
di utenti di Facebook permettendo loro di interagire con Blockbuster
in maniera conveniente, pertinente e divertente», disse Jim Keyes,
presidente e amministratore delegato di Blockbuster. «Ciò va al di là
della creazione di pubblicità efficaci. Si tratta piuttosto della
partecipazione di Blockbuster alla comunità dei consumatori, cosicché,
in cambio, i consumatori si sentano motivati a condividere i vantaggi
del nostro marchio con gli amici».
"Condividere" è la parola in lingua di Facebook che sta per
"pubblicizzare". Chi si registra a Facebook diventa un girovago che
parla delle reclame di Blockbuster o della Coca Cola, e tesse le lodi
di questi marchi agli amici. Stiamo assistendo alla mercificazione
delle relazioni umane, l'estrazione di valore capitalistico
dall'amicizia.
Ora, in confronto a Facebook, i giornali, per esempio, come modello
d'impresa, sembrano disperatamente fuori moda. Un giornale vende spazi
pubblicitari alle imprese che cercano di vendere la loro roba ai
lettori. Un sistema che è però molto meno complesso di quello di
Facebook. E questo per due ragioni. La prima è che i giornali debbono
sopportare fastidiose spese per pagare i giornalisti che forniscono
contenuti. Facebook, invece, i contenuti li ha gratis. La secondo è
che Facebook può calibrare la pubblicità con una precisione
infinitamente superiore rispetto a un giornale. Se, per esempio, si
dice su Facebook di amare il film This Is Spinal Tap, quando uscirà
nei cinema un film simile, state pur sicuri che vi terranno informati.
Mandandovi la pubblicità.
È vero che Facebook ultimamente è stato nell'occhio del ciclone per il
suo programma di pubblicità Beacon. Agli utenti veniva recapitato un
messaggio che diceva che i loro amici avevano fatto acquisti in un
certo negozio online. Furono 46 mila gli utenti a reputare questo tipo
di pubblicità troppo invasiva, tanto che giunsero a firmare una
petizione dal titolo «Facebook, smettila di invadere la mia privacy!».
Zuckerberg si scusò nel blog aziendale, scrivendo che il sistema era
ora cambiato da "opt out" [1] a "opt in" [2]. Io ho il sospetto però
che questa piccola ribellione per essere stati così spietatamente
mercificati sarà presto dimenticata: dopotutto, ci fu un'ondata di
protesta nazionale da parte del movimento delle libertà civili quando
si dibattè nel Regno Unito l'idea di una forza di polizia a metà del
XIX secolo.
E per di più, voi utenti di Facebook avete mai letto davvero
l'informativa sulla privacy? Ti dice che non è che di privacy ne hai
poi molta. Facebook fa finta di essere un luogo di libertà, ma in
realtà è più simile a un regime totalitario virtuale mosso
dall'ideologia, con una popolazione che molto presto sarà superiore a
quella del Regno Unito. Thiel e gli altri hanno dato vita al loro
paese, un paese di consumatori.
Ora, voi, come Thiel e gli altri nuovi signori del ciberuniverso,
potreste reputare questo esperimento sociale tremendamente eccitante.
Ecco qui finalmente lo Stato illuminista desiderato ardentemente fin
dal tempo in cui i Puritani, nel XVII secolo salparono verso l'America
del Nord. Un mondo dove tutti sono liberi di esprimersi come vogliono,
a seconda di chi li sta guardando. I confini nazionali sono
un'anticaglia. Tutti ora fanno capriole insieme in uno spazio virtuale
dove ci si può esprimere a ruota libera. La natura è stata conquistata
attraverso l'illimitata ingegnosità umana. E voi potreste decidere di
inviare a quel geniale investitore di Thiel tutti i vostri soldi,
aspettando con impazienza la quotazione ufficiale dell'inarrestabile
Facebook.
O, in alternativa, potreste riflettere e rifiutare di essere parte di
questo ben foraggiato programma, volto a creare un'arida repubblica
virtuale, dove voi stessi e le vostre relazioni con gli amici siete
convertiti in merce da vendere ai colossi multinazionali. Potreste
decidere di non essere parte di questa Opa contro il mondo.
Per quanto mi riguarda, rifuggirò Facebook, rimarrò scollegato il più
possibile, e trascorrerò il tempo che ho risparmiato non andando su
Facebook facendo qualcosa di utile, come leggere un libro. Perché
sprecare il mio tempo su Facebook quando non ho ancora letto
l'Endimione di Keats? Quando devo piantare semi nel mio orto? Non
voglio rifuggire la natura, anzi, mi ci voglio ricollegare. Al diavolo
l'aria condizionata! E se avessi voglia di mettermi in contatto con la
gente intorno a me, tornerei a usare un'antica tecnologia. È gratis, è
facile da usare e ti permette un'esperienza di condivisione di
informazioni senza pari: è la parola.
L'informativa sulla privacy di Facebook
Per farvi quattro risate, provate a sostituire le parole "Grande
Fratello" dove compare la parola "Facebook"
1 Ti recapiteremo pubblicità
«L'uso di Facebook ti dà la possibilità di stabilire un tuo profilo
personale, instaurare relazioni, mandare messaggi, fare ricerche e
domande, formare gruppi, organizzare eventi, aggiungere applicazioni e
trasmettere informazioni attraverso vari canali. Noi raccogliamo
queste informazioni al fine di poterti fornire servizi personalizzati»
2 Non puoi cancellare niente
«Quando aggiorni le informazioni, noi facciamo una copia di backup
della versione precedente dei tuoi dati, e la conserviamo per un
periodo di tempo ragionevole per permetterti di ritornare alla
versione precedente»
3 Tutti possono dare un'occhiata alle tue intime confessioni
« [...] e non possiamo garantire - e non lo garantiamo - che i
contenuti da te postati sul sito non siano visionati da persone non
autorizzate. Non siamo responsabili dell'elusione di preferenze sulla
privacy o di misure di sicurezza contenute nel sito. Sii al corrente
del fatto che, anche dopo la cancellazione, copie dei contenuti da te
forniti potrebbero rimanere visibili in pagine d'archivio e di memoria
cache e anche da altri utenti che li abbiano copiati e messi da parte
nel proprio pc».
4 Il tuo profilo di marketing fatto da noi sarà imbattibile
«Facebook potrebbe inoltre raccogliere informazioni su di te da altre
fonti, come giornali, blog, servizi di instant messaging, e altri
utenti di Facebook attraverso le operazioni del servizio che forniamo
(ad esempio, le photo tag) al fine di fornirti informazioni più utili
e un'esperienza più personalizzata».
5 Scegliere di non ricevere più notifiche non significa non ricevere
più notifiche
«Facebook si riserva il diritto di mandarti notifiche circa il tuo
account anche se hai scelto di non ricevere più notifiche via mail»
6 La Cia potrebbe dare un'occhiata alla tua roba quando ne ha voglia
«Scegliendo di usare Facebook, dai il consenso al trasferimento e al
trattamento dei tuoi dati personali negli Stati Uniti [...] Ci
potrebbe venir richiesto di rivelare i tuoi dati in seguito a
richieste legali, come citazioni in giudizio od ordini da parte di un
tribunale, o in ottemperanza di leggi in vigore. In ogni caso non
riveliamo queste informazioni finché non abbiamo una buona fiducia e
convinzione che la richiesta di informazioni da parte delle forze
dell'ordine o da parte dell'attore della lite soddisfi le norme in
vigore. Potremmo altresì condividere account o altre informazioni
quando lo riteniamo necessario per osservare gli obblighi di legge, al
fine di proteggere i nostri interessi e le nostre proprietà, al fine
di scongiurare truffe o altre attività illegali perpetrate per mezzo
di Facebook o usando il nome di Facebook, o per scongiurare imminenti
lesioni personali. Ciò potrebbe implicare la condivisione di
informazioni con altre aziende, legali, agenti o agenzie governative»
*Nota del Redattore: nella versione originale l'articolo è preceduto
dalla seguente rettifica:
"La rettifica che segue è stata stampata nella sezione Rettifiche e
chiarimenti del Guardian, mercoledì 16 gennaio 2008
L'entusiasmo della comunità dei servizi segreti statunitensi per il
rinnovamento hi-tech dopo l'Undici Settembre e la creazione
dell'In-Q-Tel, il suo fondo di venture capital, nel 1999, sono stati
anacronisticamente correlati nell'articolo qui sotto. Dal momento che
l'attentato alle Torri Gemelle avvenne nel 2001, non può essere stato
ciò che ha portato alla fondazione dell'In-Q-Tel due anni prima."
tuttoblog fonte
1)FaceBook vende le informazioni che ottiene gratis dagli utenti
2)tra i finaziatori di Facebook ci sia In-Q-Tel, l'azienda di venture capital della CIA.
Qui sotto la traduzione dell'articolo e le istruzioni per invalidare il proprio account da FaceBook. Invalidare, perchè può essere disattivato (="congelato") ma non esiste un modo per rimuoverlo o cancellare i tuoi dati. In questo modo nessun utente potrà mai più vedere i tuoi dati, che però rimangono comunque disponibili ai proprietari di Facebook.
"CON AMICI COME QUESTI"
DI TOM HODGKINSON
The Guardian
Facebook ha 59 milioni di utenti - e due milioni di nuovi iscritti
ogni settimana. Ma tra questi non troverete Tom Hodgkinson che
rilascia volontariamente i propri dati personali; non ora che conosce
la politica delle persone che stanno dietro questo sito di social
networking.
Io disprezzo Facebook. Questa azienda statunitense di enorme successo
si descrive come «un servizio che ti mette in contatto con la gente
che ti sta intorno». Ma fermiamoci un attimo. Perché mai avrei bisogno
di un computer per mettermi in contatto con la gente che mi sta
intorno? Perché le mie relazioni sociali debbono essere mediate dalla
fantasia di un manipolo di smanettoni informatici in California? Che
ha di male il baretto?
E poi, Facebook mette davvero in contatto la gente? Non è vero invece
che ci separa l'uno dall'altro, dal momento che invece di fare
qualcosa di piacevole come mangiare, parlare, ballare e bere coi miei
amici, mando loro soltanto dei messaggini sgrammaticati e foto
divertenti nel ciberspazio, inchiodato alla scrivania? Un mio amico
poco tempo fa mi ha detto di aver trascorso un sabato notte a casa da
solo su Facebook, bevendo seduto alla sua scrivania. Che immagine
deprimente. Altro che mettere in contatto la gente, Facebook ci isola,
fermi nel posto di lavoro.
Per di più, Facebook fa leva, per così dire, sulla nostra vanità e
autostima. Se carico una mia foto che ritrae il mio profilo migliore,
e assieme metto una lista delle cose che mi piacciono, posso costruire
una rappresentazione artificiale di me stesso, con lo scopo di essere
sessualmente attraente e di guadagnarmi l'altrui approvazione. («Mi
piace Facebook», mi ha detto un altro amico. «Mi ha fatto trombare»).
Incoraggia inoltre una inquietante competitività intorno all'amicizia:
sembra che nell'amicizia oggi conti la quantità, e la qualità non sia
affatto considerata. Più amici hai, meglio sei. Sei "popolare", nel
senso che i liceali statunitensi amano tanto. A riprova di ciò sta la
copertina della nuova rivista su Facebook dell'editore Dennis
Publishing: «Come raddoppiare la tua lista di amici».
Sembra, però, che io sia piuttosto solo nella mia ostilità. Mentre
scriviamo, Facebook sostiene di avere 59 milioni di utenti attivi,
compresi 7 milioni dal Regno Unito, la terza nazione per numero di
clienti dopo gli Usa e il Canada. Cinquantanove milioni di babbei, che
hanno dato tutti volontariamente le informazioni della propria carta
d'identità e le proprie scelte di consumatore a un'azienda
statunitense che non conoscono. Due milioni di persone si iscrivono
ogni settimana. Se proseguirà all'attuale volume di crescita, Facebook
supererà i 200 milioni di utenti attivi nello stesso periodo dell'anno
prossimo. E personalmente prevedo che, anzi, il suo volume di crescita
subirà un'accelerazione nei mesi venturi. Come ha dichiarato il
portavoce di Facebook Chris Hughes: «[Facebook] ha raggiunto una tale
integrazione che è difficile sbarazzarsene».
Tutto ciò sarebbe sufficiente a farmi rifiutare Facebook per sempre.
Ma ci sono altre ragioni per odiarlo. Molte altre ragioni.
Facebook è un progetto ben foraggiato, e le persone che stanno dietro
il finanziamento, un gruppo di capitalisti "di rischio" della Silicon
Valley, hanno un'ideologia ben congegnata che sperano di diffondere in
tutto il mondo. Facebook è una delle manifestazioni di questa
ideologia. Come Paypal prima di esso, è un esperimento sociale,
un'espressione di un particolare tipo di liberalismo neoconservatore.
Su Facebook puoi essere libero di essere chi vuoi, a patto che non ti
dia fastidio essere bombardato da pubblicità delle marche più famose
al mondo. Come con Paypal, i confini nazionali sono una cosa ormai
obsoleta.
Malgrado il progetto sia stato concepito inizialmente dalla star da
copertina Mark Zuckerberg, il vero volto che sta dietro Facebook è il
quarantenne venture capitalist della Silicon Valley e filosofo
"futurista" Peter Thiel. Ci sono soltanto tre consiglieri di
amministrazione per Facebook, e sono Thiel, Zuckerberg e un terzo
investitore che si chiama Jim Breyer, che proviene da un'azienda di
venture capital, la Accel Partners (di lui parleremo più avanti).
Thiel investì 500 mila dollari in Facebook quando gli studenti di
Harvard Zuckerberg, Chris Hughes e Dustin Moskowitz lo incontrarono a
San Francisco nel giugno del 2004, non appena fecero partire il sito.
Thiel, secondo la stampa, oggi possiede il 7 per cento di Facebook,
quota che, secondo l'attuale stima del valore dell'azienda di 15
miliardi di dollari, vale più di un miliardo. Chi siano esattamente i
cofondatori originali di Facebook è controverso, ma chiunque siano,
Zuckerberg è l'unico rimasto nel consiglio d'amministrazione, malgrado
Hughes e Moskowitz lavorino ancora per l'azienda.
Thiel è considerato da molti nella Silicon Valley e nel mondo del
venture capital a stelle e strisce come un genio del liberismo. È il
cofondatore e amministratore delegato del sistema bancario virtuale
Paypal, che vendette a Ebay per un miliardo e mezzo di dollari,
tenendo per sé 55 milioni. Gestisce anche un hedge fund da 3 miliardi
di euro, il Clarium Capital Management, e un fondo di venture capital,
Founders Fund. La rivista Bloomberg Markets l'ha recentemente
descritto come «uno dei manager di hedge fund più di successo del
paese». Ha fatto i soldi scommettendo sul rialzo del prezzo del
petrolio e azzeccando la previsione che il dollaro si sarebbe
indebolito. Lui e i suoi straricchi compagni della Silicon Valley sono
stati recentemente etichettati come "La mafia di Paypal" dalla rivista
Fortune, il cui cronista ha notato anche che Thiel ha un maggiordomo
in livrea e una supercar della McLaren da 500 mila dollari. Thiel è
anche un campione di scacchi ed ama la competizione. Si dice che una
volta dopo aver perso una partita, in un accesso d'ira, abbia gettato
a terra tutte le pedine. E non si scusa per la sua iper-competitività:
«Un buon perdente resta sempre un perdente».
Ma Thiel è più di un semplice capitalista scaltro e avido. Infatti è
anche un filosofo "futurista" e un attivista neocon. Filosofo laureato
a Stanford, nel 1998 fu tra gli autori del libro The Diversity Myth
[Il Mito della Diversità, ndt], un attacco dettagliato all'ideologia
multiculturalista e liberal che dominava Stanford. In questo libro
sosteneva che la "multicultura" portava con sé una diminuzione delle
libertà personali. Da studente di Stanford, Thiel fondò un giornale
destrorso, che esiste ancora, la Stanford Review, il cui motto è Fiat
Lux ("Sia la luce"). Thiel è membro di TheVanguard.org, un gruppo di
pressione neoconservatore basato su internet, nato per attaccare
MoveOn.org, gruppo di pressione liberal attivo sul web. Thiel si
dichiara «estremamente libertario».
TheVanguard è gestito da un certo Rod D. Martin, capitalista-filosofo
molto ammirato da Thiel. Sul sito, Thiel dice: «Rod è una delle menti
di spicco nel nostro paese per quanto riguarda la creazione di nuove e
necessarie idee sulle politiche pubbliche. Ha una comprensione
dell'America più completa di quella che hanno della propria azienda
molti amministratori delegati».
Il piccolo assaggio che segue, preso dal loro sito, vi darà l'idea
della loro visione del mondo: «TheVanguard.org è una comunità online
che crede nei valori conservatori, nel libero mercato e nella
limitazione del governo come gli strumenti migliori per portare
speranza e opportunità sempre maggiori per tutti, specie per i più
poveri fra noi». Il loro scopo è quello di promuovere linee politiche
che «diano nuova forma all'America e al mondo intero». TheVanguard
descrive le proprie politiche come «reaganiane-thatcheriane». Il
messaggio del presidente recita così: «Oggi daremo a MoveOn [il sito
liberal], a Hillary e ai media di sinistra una lezione che non si
aspetterebbero mai».
Non ci sono dubbi sulle idee politiche di Thiel. Ma qual è la sua
filosofia? Sono andato ad ascoltarmi, in un podcast, un discorso di
Thiel circa le sue idee sul futuro. La sua filosofia, in breve, è
questa: fin dal XVII secolo, alcuni pensatori illuminati hanno
strappato il mondo dalla sua antiquata vita legata alla natura - e qui
cita la famosa descrizione fatta da Thomas Hobbes della vita come
«meschina, brutale e breve» - per portarlo verso un nuovo mondo
virtuale nel quale la natura è conquistata. Il valore è ora assegnato
alle cose immaginarie. Thiel afferma che PayPal è nato proprio da
questa credenza: che si possa trovare valore non in oggetti concreti
fatti da mano d'uomo, ma in relazioni fra esseri umani. Paypal è un
modo di spostare denaro in giro per il mondo senza limitazioni.
Bloomberg Markets la pone così: «Per Thiel, PayPal significa libertà:
permetterebbe alla gente di scansare i controlli sulla valuta e
spostare denaro in giro per il mondo».
Chiaramente, Facebook è un altro esperimento iper-capitalista: si
possono ricavare soldi dall'amicizia? Si possono creare comunità
libere dai confini nazionali, e poi vendere loro Coca Cola? Facebook
non è per niente creativo. Non produce assolutamente nulla. Tutto
quello che fa è mediare relazioni che si sarebbero allacciate in ogni
caso.
Il mentore filosofico di Thiel è un certo René Girard dell'università
di Stanford, ideatore di una teoria del comportamento umano chiamata
"desiderio mimetico". Girard ritiene che le persone siano
essenzialmente come pecore e si imitino l'una con l'altra senza
pensarci troppo su. La teoria sembra essere provata anche nel caso dei
mondi virtuali di Thiel: l'oggetto desiderato è irrilevante; è
sufficiente soltanto che gli esseri umani abbiamo la tendenza a
muoversi in greggi. Da qui derivano le bolle finanziarie. Da qui
deriva l'enorme popolarità di Facebook. Girard è un habitué delle
serate intellettuali di Thiel. Tra l'altro, una cosa che non potrete
trovare nella filosofia di Thiel sono gli antiquati concetti che
appartengono al mondo reale, come Arte, Bellezza, Amore, Piacere e
Verità.
Internet è un'immensa attrattiva per i neocon come Thiel, perché
promette, in un certo senso, libertà nelle relazioni umane e negli
affari, libertà dalle noiose leggi nazionali, dai confini nazionali e
da altre cose di questo genere. Internet apre un mondo di espansione
per il libero mercato e per il laissez-faire. Thiel sembra approvare
anche i paradisi fiscali offshore, e sostiene che il 40 per cento
della ricchezza mondiale si trova in posti come Vanuatu, le isole
Cayman, Monaco e le Barbados. Penso sia giusto dire che Thiel, come
Rupert Murdoch, è contrario alle tasse. Gli piace anche la
globalizzazione della cultura digitale, perché rende quasi
inattaccabili i padroni delle banche: «I lavoratori non possono fare
una rivoluzione per impossessarsi di una banca, se quella banca ha
sede a Vanuatu», dice.
Se la vita del passato era meschina, brutale e breve, Thiel vuole
rendere la vita del futuro molto più lunga, investendo a questo fine
in un'azienda che esplora tecnologie per allungare la vita. Ha
promesso tre milioni e mezzo di sterline a un gerontologo di
Cambridge, Aubrey de Grey, che sta cercando la chiave
dell'immortalità. Thiel è anche membro del collegio dei consulenti di
qualcosa come il Singularity Institute for Artificial Intelligence.
Nel suo fantastico sito internet, si trovano le seguenti parole: «La
Singularity è la creazione tecnologica di un'intelligenza superiore a
quella umana. Ci sono parecchie tecnologie [...] che vanno in questa
direzione [...] l'Intelligenza Artificiale [...] interfacce che
collegano direttamente computer e cervello [...] ingegneria genetica
[...] differenti tecnologie che, se raggiungessero una certa soglia di
complessità, permetterebbero la creazione di un'intelligenza superiore
a quella umana».
Per sua stessa ammissione, quindi, Thiel sta cercando di distruggere
il mondo reale, da lui chiamato anche "natura", e di installare al suo
posto un mondo virtuale. Ed è in questo contesto che dobbiamo vedere
il successo di Facebook. Facebook è un esperimento volto
deliberatamente alla manipolazione mondiale, e Thiel è un brillante
personaggio del pantheon neoconservatore con un debole per incredibili
fantasie "tecno-utopiche". E io non voglio aiutarlo a diventare più
ricco.
Il terzo membro del consiglio di amministrazione di Facebook è Jim
Breyer. È parte della ditta di venture capital Accel Partners, che ha
messo 12 milioni e 700 mila dollari per il progetto Facebook
nell'aprile 2005. Oltre a essere membro di questi giganti
statunitensi, della stessa caratura di Wal-Mart e Marvel
Entertainment, è anche ex presidente della National Venture Capital
Association (NVCA). Sono queste le persone che hanno successo in
America, perché investono in nuovi e giovani talenti, come Zuckerberg.
La più recente raccolta di finanziamenti di Facebook fu portata avanti
da un'azienda, la Greylock Venture Capital, che fornì 27 milioni 500
mila dollari. Uno dei più vecchi soci di Greylock è Howard Cox, altro
ex presidente della NVCA, e membro del CdA di In-Q-Tel. Che cos'è
In-Q-Tel? Beh, che ci crediate o no (andatevi a vedere il suo sito), è
la costola della Cia nel capitale di rischio. Dopo l'Undici Settembre,
la comunità dei servizi segreti Usa divenne così entusiasta delle
possibilità della nuova tecnologia e delle innovazioni del settore
privato, che nel 1999 costituì il proprio fondo di capitale di
rischio, l'In-Q-Tel, che «identifica e collabora con le aziende che
sviluppano tecnologie all'avanguardia, per aiutare a rilasciare questi
ritrovati alla Central Intelligence Agency e alla più vasta US
Intelligence Community (IC) al fine di promuovere la loro missione»*.
Il dipartimento della difesa statunitense e la Cia amano la tecnologia
perché rende lo spionaggio più facile. «Abbiamo bisogno di trovare
nuovi modi per dissuadere i nuovi avversari», disse nel 2003 il
segretario della Difesa Donald Rumsfeld. «Dobbiamo fare il salto
nell'era dell'informatica, che costituisce le fondamenta essenziali
dei nostri sforzi di cambiamento». Il primo presidente di In-Q-Tel fu
Gilman Louie, che sedette nel CdA di NVCA assieme a Breyer. Un'altra
figura chiave nel team di In-Q-Tel è Anita K. Jones, ex direttrice
della sezione ricerca e ingegneria del dipartimento della Difesa, e,
assieme a Breyer, membro del CdA di BBN Technologies. Quando abbandonò
il dipartimento della Difesa, il senatore Chuck Robb le fece questo
omaggio: «Lei ha unito tecnologia e comunità militari operative per
dare vita a piani dettagliati con il fine di sostenere il dominio Usa
sui campi di battaglia del prossimo secolo».
Ora, anche se non si accetta l'idea che Facebook sia una specie di
estensione del programma imperialistico statunitense incrociata con
uno strumento per raccogliere immense quantità d'informazioni, non si
può in nessun modo negare che, come affare, sia davvero geniale.
Qualche smanettone online ha fatto intendere che la sua valutazione di
15 miliardi di dollari sia eccessiva, ma io direi semmai che è troppo
contenuta. La sua grandezza dà le vertigini, e il potenziale di
crescita è virtualmente infinito. «Vogliamo che tutti siano in grado
di usare Facebook», dice l'impersonale voce del Grande Fratello sul
sito. E penso proprio che lo faranno. È l'enorme potenziale di
Facebook che spinse Microsoft a comprarne l'1,6 per cento per 240
milioni di dollari. Recentemente circolano voci secondo cui un
investitore asiatico, Lee Ka-Shing, il nono uomo più ricco della
terra, abbia comprato lo 0,4 per cento di Facebook per 60 milioni di
dollari.
I creatori del sito non fanno altro che giocherellare col programma.
In genere, stanno seduti con le mani in mano a guardare milioni di
"drogati" di Facebook fornire di spontanea volontà i dettagli della
loro carta d'identità, le loro foto e la lista dei loro oggetti di
consumo preferiti. Ricevuto questo smisurato database di esseri umani,
Facebook vende semplicemente le informazioni agli inserzionisti, o,
come ha detto Zuckerberg in uno degli ultimi post sul blog, «cerca di
aiutare le persone a condividere informazioni con i loro amici
riguardo alle cose che fanno sul web». Ed è infatti proprio ciò che
accade. Il 6 novembre dello scorso anno, Facebook annunciò che 12
marchi mondiali erano saliti a bordo. Tra essi, c'erano Coca Cola,
Blockbuster, Verizon, Sony Pictures e Condé Nast. Ben allenati in
stronzate da marketing di altissimo livello, i loro rappresentanti
gongolavano con commenti come questo:
«Con Facebook Ads, i nostri marchi possono diventare parte del modo di
comunicare e interagire degli utenti su Facebook», disse Carol Kruse
vicepresidente della sezione marketing interattivo globale, gruppo
Coca Cola.
«È un modo innovativo di far nascere e crescere relazioni con milioni
di utenti di Facebook permettendo loro di interagire con Blockbuster
in maniera conveniente, pertinente e divertente», disse Jim Keyes,
presidente e amministratore delegato di Blockbuster. «Ciò va al di là
della creazione di pubblicità efficaci. Si tratta piuttosto della
partecipazione di Blockbuster alla comunità dei consumatori, cosicché,
in cambio, i consumatori si sentano motivati a condividere i vantaggi
del nostro marchio con gli amici».
"Condividere" è la parola in lingua di Facebook che sta per
"pubblicizzare". Chi si registra a Facebook diventa un girovago che
parla delle reclame di Blockbuster o della Coca Cola, e tesse le lodi
di questi marchi agli amici. Stiamo assistendo alla mercificazione
delle relazioni umane, l'estrazione di valore capitalistico
dall'amicizia.
Ora, in confronto a Facebook, i giornali, per esempio, come modello
d'impresa, sembrano disperatamente fuori moda. Un giornale vende spazi
pubblicitari alle imprese che cercano di vendere la loro roba ai
lettori. Un sistema che è però molto meno complesso di quello di
Facebook. E questo per due ragioni. La prima è che i giornali debbono
sopportare fastidiose spese per pagare i giornalisti che forniscono
contenuti. Facebook, invece, i contenuti li ha gratis. La secondo è
che Facebook può calibrare la pubblicità con una precisione
infinitamente superiore rispetto a un giornale. Se, per esempio, si
dice su Facebook di amare il film This Is Spinal Tap, quando uscirà
nei cinema un film simile, state pur sicuri che vi terranno informati.
Mandandovi la pubblicità.
È vero che Facebook ultimamente è stato nell'occhio del ciclone per il
suo programma di pubblicità Beacon. Agli utenti veniva recapitato un
messaggio che diceva che i loro amici avevano fatto acquisti in un
certo negozio online. Furono 46 mila gli utenti a reputare questo tipo
di pubblicità troppo invasiva, tanto che giunsero a firmare una
petizione dal titolo «Facebook, smettila di invadere la mia privacy!».
Zuckerberg si scusò nel blog aziendale, scrivendo che il sistema era
ora cambiato da "opt out" [1] a "opt in" [2]. Io ho il sospetto però
che questa piccola ribellione per essere stati così spietatamente
mercificati sarà presto dimenticata: dopotutto, ci fu un'ondata di
protesta nazionale da parte del movimento delle libertà civili quando
si dibattè nel Regno Unito l'idea di una forza di polizia a metà del
XIX secolo.
E per di più, voi utenti di Facebook avete mai letto davvero
l'informativa sulla privacy? Ti dice che non è che di privacy ne hai
poi molta. Facebook fa finta di essere un luogo di libertà, ma in
realtà è più simile a un regime totalitario virtuale mosso
dall'ideologia, con una popolazione che molto presto sarà superiore a
quella del Regno Unito. Thiel e gli altri hanno dato vita al loro
paese, un paese di consumatori.
Ora, voi, come Thiel e gli altri nuovi signori del ciberuniverso,
potreste reputare questo esperimento sociale tremendamente eccitante.
Ecco qui finalmente lo Stato illuminista desiderato ardentemente fin
dal tempo in cui i Puritani, nel XVII secolo salparono verso l'America
del Nord. Un mondo dove tutti sono liberi di esprimersi come vogliono,
a seconda di chi li sta guardando. I confini nazionali sono
un'anticaglia. Tutti ora fanno capriole insieme in uno spazio virtuale
dove ci si può esprimere a ruota libera. La natura è stata conquistata
attraverso l'illimitata ingegnosità umana. E voi potreste decidere di
inviare a quel geniale investitore di Thiel tutti i vostri soldi,
aspettando con impazienza la quotazione ufficiale dell'inarrestabile
Facebook.
O, in alternativa, potreste riflettere e rifiutare di essere parte di
questo ben foraggiato programma, volto a creare un'arida repubblica
virtuale, dove voi stessi e le vostre relazioni con gli amici siete
convertiti in merce da vendere ai colossi multinazionali. Potreste
decidere di non essere parte di questa Opa contro il mondo.
Per quanto mi riguarda, rifuggirò Facebook, rimarrò scollegato il più
possibile, e trascorrerò il tempo che ho risparmiato non andando su
Facebook facendo qualcosa di utile, come leggere un libro. Perché
sprecare il mio tempo su Facebook quando non ho ancora letto
l'Endimione di Keats? Quando devo piantare semi nel mio orto? Non
voglio rifuggire la natura, anzi, mi ci voglio ricollegare. Al diavolo
l'aria condizionata! E se avessi voglia di mettermi in contatto con la
gente intorno a me, tornerei a usare un'antica tecnologia. È gratis, è
facile da usare e ti permette un'esperienza di condivisione di
informazioni senza pari: è la parola.
L'informativa sulla privacy di Facebook
Per farvi quattro risate, provate a sostituire le parole "Grande
Fratello" dove compare la parola "Facebook"
1 Ti recapiteremo pubblicità
«L'uso di Facebook ti dà la possibilità di stabilire un tuo profilo
personale, instaurare relazioni, mandare messaggi, fare ricerche e
domande, formare gruppi, organizzare eventi, aggiungere applicazioni e
trasmettere informazioni attraverso vari canali. Noi raccogliamo
queste informazioni al fine di poterti fornire servizi personalizzati»
2 Non puoi cancellare niente
«Quando aggiorni le informazioni, noi facciamo una copia di backup
della versione precedente dei tuoi dati, e la conserviamo per un
periodo di tempo ragionevole per permetterti di ritornare alla
versione precedente»
3 Tutti possono dare un'occhiata alle tue intime confessioni
« [...] e non possiamo garantire - e non lo garantiamo - che i
contenuti da te postati sul sito non siano visionati da persone non
autorizzate. Non siamo responsabili dell'elusione di preferenze sulla
privacy o di misure di sicurezza contenute nel sito. Sii al corrente
del fatto che, anche dopo la cancellazione, copie dei contenuti da te
forniti potrebbero rimanere visibili in pagine d'archivio e di memoria
cache e anche da altri utenti che li abbiano copiati e messi da parte
nel proprio pc».
4 Il tuo profilo di marketing fatto da noi sarà imbattibile
«Facebook potrebbe inoltre raccogliere informazioni su di te da altre
fonti, come giornali, blog, servizi di instant messaging, e altri
utenti di Facebook attraverso le operazioni del servizio che forniamo
(ad esempio, le photo tag) al fine di fornirti informazioni più utili
e un'esperienza più personalizzata».
5 Scegliere di non ricevere più notifiche non significa non ricevere
più notifiche
«Facebook si riserva il diritto di mandarti notifiche circa il tuo
account anche se hai scelto di non ricevere più notifiche via mail»
6 La Cia potrebbe dare un'occhiata alla tua roba quando ne ha voglia
«Scegliendo di usare Facebook, dai il consenso al trasferimento e al
trattamento dei tuoi dati personali negli Stati Uniti [...] Ci
potrebbe venir richiesto di rivelare i tuoi dati in seguito a
richieste legali, come citazioni in giudizio od ordini da parte di un
tribunale, o in ottemperanza di leggi in vigore. In ogni caso non
riveliamo queste informazioni finché non abbiamo una buona fiducia e
convinzione che la richiesta di informazioni da parte delle forze
dell'ordine o da parte dell'attore della lite soddisfi le norme in
vigore. Potremmo altresì condividere account o altre informazioni
quando lo riteniamo necessario per osservare gli obblighi di legge, al
fine di proteggere i nostri interessi e le nostre proprietà, al fine
di scongiurare truffe o altre attività illegali perpetrate per mezzo
di Facebook o usando il nome di Facebook, o per scongiurare imminenti
lesioni personali. Ciò potrebbe implicare la condivisione di
informazioni con altre aziende, legali, agenti o agenzie governative»
*Nota del Redattore: nella versione originale l'articolo è preceduto
dalla seguente rettifica:
"La rettifica che segue è stata stampata nella sezione Rettifiche e
chiarimenti del Guardian, mercoledì 16 gennaio 2008
L'entusiasmo della comunità dei servizi segreti statunitensi per il
rinnovamento hi-tech dopo l'Undici Settembre e la creazione
dell'In-Q-Tel, il suo fondo di venture capital, nel 1999, sono stati
anacronisticamente correlati nell'articolo qui sotto. Dal momento che
l'attentato alle Torri Gemelle avvenne nel 2001, non può essere stato
ciò che ha portato alla fondazione dell'In-Q-Tel due anni prima."
tuttoblog fonte
- ValerioLover Member
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Registrato Dal : 31.07.10
Re: Truffa facebook
Ven Set 10 2010, 08:26
Non ho finito di leggerlo pero' non credevo in una truffa cosi
- SpaccaLover Member
- Posts : 2794
Età : 28
Registrato Dal : 20.02.10
Re: Truffa facebook
Ven Set 10 2010, 08:31
si è un testo lungo!
- Fra77Lover Member
- Posts : 3057
Età : 26
Registrato Dal : 14.11.09
Re: Truffa facebook
Ven Set 10 2010, 10:47
Lottiamo per agnentare facebook :S:.
- SpaccaLover Member
- Posts : 2794
Età : 28
Registrato Dal : 20.02.10
Re: Truffa facebook
Mar Nov 02 2010, 14:23
Chiudo
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